Associazione RORAIMA - Forum

Forum di musica antica

L’Associazione promuove la realizzazione di “forum corali” che attraverso il coinvolgimento di cantanti anche provenienti da altre formazioni, ha l’obiettivo di lavorare insieme su un progetto specifico per un periodo definito di qualche mese. La fase di studio e lavoro di gruppo, che prevede la partecipazione a prove periodiche collettive  o di sezione e studio individuale, si tradurrà nella realizzazione di un concerto dedicato a opere corali particolarmente famose o interessanti per il loro significato musicale e storico.  

Con questa iniziativa l’Associazione intende aprirsi al contributo di esperienze corali diverse e, allo stesso tempo, condividere la propria conoscenza in un’ottica di reciproca crescita.

Di seguito l’elenco e la a descrizione dei forum già  realizzati negli scorsi anni

2020-2021 Vivaldi – Gloria a 4 voci femminili

Opera nella sua versione storica, cioè a quattro voci femminili, Antonio Vivaldi è stato Maestro de’ concerti presso il Pio Ospedale della Pietà a Venezia dove erano ospitate ragazze
orfane o, secondo un’altra versione, ragazze del “libro d’oro” ovvero le figlie illegittime della nobiltà. Le ragazze
ricevevano un’educazione musicale e quelle di maggior talento diventavano membri dell’ospedale. In funzione delle
differenti capacità dimostrate, esisteva tra queste una suddivisione gerarchica: dalle figlie di coro, alle più esperte dette
privilegiate di coro, fino alle maestre di coro che diventavano loro stesse insegnanti. Il cronista-musicofilo Charles de
Brosses dichiara con ammirazione: «La musica eccezionale è quella degli Ospedali dove le “putte” cantano come gli
angeli e suonano il violino, l’organo, l’oboe, il violoncello, il fagotto; insomma non c’è strumento che le spaventi. »

2019 – Zipoli – Messa di Potosì a 3 voci femminili

Domenico Zipoli (1688-1726) gesuita, missionario e compositore italiano

Studiò in Italia tra Firenze, Roma e Napoli e nel 1717 partì con i gesuiti verso le colonie spagnole in America del sud. Oltre agli studi per diventare egli stesso Gesuita, continuò la sua attività di compositore, maestro di coro e organista. Nel lavoro che svolse presso le Riduzioni gesuite la sua competenza musicale aiutò molto i Guaraní a sviluppare il loro naturale talento musicale. Addirittura costruì gli strumenti musicali per eseguire le sue opere utilizzando materiale locale. E’ un compositore conosciuto in europa principalmente per le sue composizioni organistiche, ma nella seconda metà del Novecento sono state scoperte a Chiquitos (Bolivia) e in altre città sudamericane alcune sue opere. In particolare una sua messa a tre voci con due violini e organo, copiata a Potosí (Bolivia) nel 1784, fu scoperta nella cattedrale di Sucre; Il valore di questo giovane compositore, oltre farci apprezzare la bellezza delle sue composizioni, è di aver superato le barriere culturali mediante l’arte. Pur essendo un compositore europeo, è stato capace di rispondere alla sorprendente inclinazione degli indios verso la musica.

2018 – Llibre Vermell e Missa ad fugam di G.P. Palestrina a 4 voci femminili

Llibre Vermell – L’abbazia di Montserrat era il centro del culto della Vergine in tutta la Catalogna. L’immagine della Vergine di Monserrat è una meravigliosa statua romanica in legno databile intorno alla fine del XII° o inizio del XIII secolo. Il manoscritto più prezioso fra tutti quelli attualmente conservati nella biblioteca di Monserrat è senza alcun dubbio il celebre Manoscritto n°1, ancor più conosciuto sotto il nome di LLIBRE VERMELL libro vermiglio, a causa del colore della sua copertina – redatto alla fine del XIV secolo. Il repertorio del LLIBRE VERMELL deve la sua origine all’intenzione di mettere a disposizione dei pellegrini che si accostavano all’altare della Vergine una serie di canti adatti al luogo. Tre delle composizioni che si trovano nel LLIBRE VERMELL sono classificate come danze già nel manoscritto stesso. Il copista del LLIBRE VERMELL scrive che il brano “Polorum Regina” porta l’indicazione “a ball redon” cioè “ballando al tondo”: queste due indicazioni sono uniche nella musica di quest’epoca a noi pervenuta. E’ una raccolta di canti con cui i pellegrini scandivano le loro giornate di cammino e di preghiera. I canti infatti accompagnavano l’esperienza del viaggio (del quale non sempre era certo il ritorno) nei suoi vari aspetti: di penitenza, di preghiera, di narrazione degli avvenimenti, anche miracolosi, accaduti. La gioia di aver raggiunto la meta dopo tante peripezie si manifestava anche con danze collettive.

Giovanni Pierluigi da Palestrina, dal nome della sua città natale (Palestrina), è stato venerato in vita come il più grande maestro del suo tempo in Europa, ed è anche sfuggito al destino. Tre lutti nel giro di un anno a causa della pestilenza: suo fratello Silla, e due figli, Rodolfo e Angelo. Nel 1578 anche lui cadde gravemente malato, ma sopravvisse; nel 1580, morì anche sua moglie, Lucrezia. Dopo questi lutti decise di diventare sacerdote. Aveva già superato le cerimonie di iniziazione, ricevette la tonsura e un mese dopo il sussidio ecclesiastico, ma all’improvviso cambiò idea e si risposò il 28 febbraio 1581 con la vedova di un commerciante di pellicce romano Virginia Dormoli, dopo di che non ebbe  più avuto problemi finanziari, e fu in grado di vivere solo per la musica.

La Missa ad fugam propone, con la massima evidenza, l’elaborazione del cantus firmus e del canone, oltre che in numerose singole sezioni canoniche. Nella sua opera tendono a scomparire le varie specie di configurazioni canoniche variabili care ai Fiamminghi. Le figurazioni canoniche si svolgono anche nelle voci superiori od in quelle inferiori: così nel Kyrie i temi canonici sono sviluppati contemporaneamente nelle due voci superiori nella successione A, B, B, C, e nelle voci inferiori nella sequenza A, B, D, E. Questo raggruppamento delle voci nel canone rigoroso e nella scrittura mottettistica risale a Josquin Desprez.

2017 Pergolesi – Stabat mater

Lo Stabat Mater (dal latino Stava la madre) è una preghiera – più precisamente una sequenza – cattolica del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi.

La prima parte della preghiera, che inizia con le parole Stabat Mater dolorósa (“La Madre addolorata stava”) è una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo. La seconda parte della preghiera, che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris (“Oh, Madre, fonte d’amore”) è una invocazione in cui l’orante chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.

G.B Pergolesi – Stabat Mater e la sua morte

In tutta la sua breve carriera, parallelamente all’attività operistica, Pergolesi fu un fecondo autore di musica sacra, ma è solo ai suoi ultimi mesi di vita che dobbiamo la composizione di quelli che sono considerati il suo lascito più importante in questo ambito: si tratta del suo Salve Regina del 1736 e soprattutto del coevo Stabat Mater per orchestra d’archi, soprano e contralto, che la tradizione vuole sia stato completato il giorno stesso della sua morte.

È certa, come si rileva nello studio dell’autografo, una grande fretta di scrivere, confermata da numerosi errori, parti di viole mancanti o soltanto abbozzate, e più in generale un certo disordine tipico di chi ha poco tempo davanti a sé. Tanto che in calce all’ultima pagina dello spartito scrisse di suo pugno “Finis Laus Deo”, quasi a mostrare il sollievo per aver avuto “il tempo necessario per concludere l’opera”.

È da ricordare come la musica dello Stabat Mater pergolesiano sia da sempre estremamente apprezzata, tanto che Johann Sebastian Bach la utilizzò per farne una parafrasi (modificando l’orchestrazione della viola ed aggiungendovi l’uso di un coro), nel suo salmo Tilge, Höchster, meine Sünden (BWV 1083).

La parabola artistica di Pergolesi, afflitto dall’infanzia da seri problemi di salute – si ritiene fosse affetto da spina bifida o da poliomielite, come mostra la caricatura di Ghezzi che lo raffigura con la gamba sinistra più corta e sottile della destra – si compì in appena cinque anni. Morì di tubercolosi a soli 26 anni, nel 1736, nel convento dei cappuccini di Pozzuoli. Fu sepolto nella fossa comune della Cattedrale di San Procolo.

Fonte – Wikipedia